Il Tribunale di Roma, con ordinanza emessa nell’ambito di un procedimento cautelare, ha disposto la sospensione dell’efficacia e dell’esecuzione di una deliberazione di aumento di capitale sociale di una s.r.l., strutturata nel senso di prevedere che parte dell’aumento di capitale possa essere liberato da un socio esclusivamente mediante il conferimento di un bene specifico (quota di comproprietà su un bene immateriale) e che, in difetto, gli altri soci possano liberare, mediante conferimento in denaro, detta parte di aumento di capitale rimasta inoptata. Il Tribunale di Roma rileva che tale struttura della deliberazione di aumento di capitale sociale si risolve in un’inammissibile “espropriazione” del bene del socio, posto nell’alternativa tra “perdere” il bene ovvero “perdere” o vedere diluita la propria partecipazione al capitale sociale (Tribunale Roma, ord. 18 febbraio 2020, nel procedimento R.G. 61479/19).
Illegittimo imporre al socio di liberare un aumento di capitale con il conferimento di un bene specifico, consentendo agli altri di esercitare la prelazione sull’inoptato mediante conferimenti in denaro