Il Tribunale dell’Unione Europea annulla la decisione Commissione Europea, che aveva ritenuto l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi a favore di una banca italiana sottoposta ad amministrazione straordinaria quale aiuto di Stato illegittimo, mancando le quattro condizioni di cui all’art. 107, paragrafo 1, TFUE e, in particolare: 1) che sussista un intervento dello Stato o mediante risorse statali, 2) che tale intervento possa incidere sugli scambi tra gli Stati membri, 3) che esso conceda un vantaggio selettivo al suo beneficiario e 4) che falsi o minacci di falsare la concorrenza. Nel caso di specie, essendo il contributo finanziario concesso da un ente privato quale il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi il Tribunale UE ha ritenuto non possibile presumere che lo Stato fosse in grado di esercitare un controllo tale da esercitare un’influenza dominante sulle operazioni dell’ente e che sarebbe stato dunque onere della Commissione provare, in modo giuridicamente adeguato, un sufficiente grado di coinvolgimento dello Stato nella concessione della misura in oggetto. In mancanza, i fondi utilizzati per l’intervento del FIDT dovevano intendersi come risorse private fornite dalle banche consorziate a seguito di una decisione autonoma delle stesse e pertanto, non quali “aiuto di Stato” ai sensi della normativa Antitrust (Tribunale UE, Terza Sezione Ampliata, sentenza 19 marzo 2019, n. T-98/16).
L’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi può essere considerato aiuto di Stato illegittimo?