Nel novembre dello scorso anno la SEC (autorità di vigilanza sui mercati finanziari paragonabile alla Consob) ha reso noto di aver sanzionato Goldman Sachs, una delle più importanti banche d’affari a livello internazionale, per alcune condotte illecite nella gestione di fondi di investimento commercializzati come prodotti selezionati in base a caratteristiche di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.
Il tema della sostenibilità è ormai al centro delle discussioni del mondo imprenditoriale, dopo che, nel 2015, i Paesi membri delle Nazioni Unite hanno sottoscritto il programma d’azione per lo Sviluppo Sostenibile che ha articolato in 17 obiettivi le tre dimensioni – economica, sociale ed ecologica – dello sviluppo sostenibile.
Ma a che punto siamo in Europa? Si può parlare di un obbligo per le nostre imprese di perseguire strategie di sviluppo sostenibile? Il quadro normativo è in profonda evoluzione, ma alcune direttrici appaiono già delineate.
In attuazione del programma “Agenda 2030”, la Commissione europea nel 2018 ha pubblicato il Piano d’azione per la finanza sostenibile, con l’obiettivo di canalizzare i flussi finanziari verso forme di investimento maggiormente sostenibili. Con il Regolamento del 2019 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, poi, è stato previsto l’obbligo per gli intermediari finanziari di comunicare al mercato come tengono conto dei fattori di sostenibilità nei processi e nelle decisioni di investimento. L’Autorità bancaria europea, nelle linee guida del 2020, ha inoltre raccomandato di considerare i fattori di sostenibilità nelle decisioni sulla concessione del credito. Nel gennaio 2023, infine, è entrata in vigore la direttiva UE in materia di rendicontazione societaria di sostenibilità, che impone agli Stati membri di stabilire che, a partire dal 2025, tutte le banche e le assicurazioni di grandi dimensioni, oltre a tutte le società quotate, saranno tenute a fornire, nella relazione sulla gestione al bilancio di esercizio, puntuali informazioni su piani, strategie e obiettivi di sviluppo sostenibile perseguiti ed attuati, garantendone l’affidabilità mediante certificazione.
Nel febbraio 2022, la Commissione europea ha inoltre adottato una proposta di direttiva sul dovere di diligenza delle imprese in materia di sostenibilità, volta ad imporre alle imprese di grandi dimensioni o che operano in settori ad alto impatto per l’ambiente e i diritti umani (es.: agricoltura, pesca e alcuni settori della manifattura), specifici obblighi di monitoraggio e di prevenzione, per mitigare le esternalità negative della loro attività sull’ambiente e sui diritti umani. La proposta di direttiva mira, pertanto, a stabilire determinati doveri di comportamento degli amministratori delle società nella fase di pianificazione dell’attività di impresa e nel compimento degli atti di gestione.
Allo stato, le piccole e medie imprese, che costituiscono il 99% delle imprese dell’UE, non sono formalmente soggette ad alcun obbligo, ma le fonti indicate sono e saranno senz’altro destinate ad avere sempre maggiori riflessi anche per queste ultime. Questo per almeno due ordini di ragioni: primo perché il perimetro di applicazione tanto della direttiva sulla rendicontazione quanto della proposta di direttiva sul dovere di diligenza è esteso a tutta la catena del valore, cioè a tutti i soggetti che entrano in rapporti d’affari “consolidati” con le grandi imprese soggette agli obblighi previsti da tali fonti. Pertanto, le piccole e medie imprese che operano in filiera saranno tenute ad attrezzarsi, per fornire alle imprese a monte le informazioni di cui queste necessitano per adempiere ai loro obblighi in tema di sostenibilità. In secondo luogo, perché l’attuazione di strategie di sviluppo sostenibile consente alle piccole e medie imprese di raggiungere rating finanziari più elevati, agevolando le possibilità di accesso al credito bancario.
Come è stato sottolineato da Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, in un recente convegno sul tema, la sostenibilità “è questione di concretezza e lo sarà sempre di più”.
Per le piccole e medie imprese, non vi sono ancora obblighi normativi, ma importanti opportunità da cogliere.
Alessio Vianello – Aldo Veglianiti
Avvocati
Partners MDA Studio Legale e Tributario (Venezia-Padova-Treviso)